Essere genitore, si sa, è il lavoro più difficile al mondo.
Essere genitore imprenditore lo complica ancor di più.
Il passaggio generazionale è un tema delicato e di grande attualità a me molto caro, che impone riflessioni approfondite soprattutto quando nell’azienda (sub)entra il proprio figlio.
È un percorso complesso sia dal punto di vista professionale che emotivo e non sempre è semplice tenere ben distinti i due piani. Perché bisogna intanto essere genitore ed insegnargli che non è tutto dovuto, che un ruolo va conquistato con impegno e sacrifici, con dedizione, fatica e volontà.
Bisogna insegnargli che quel posto non è suo “di diritto”.
Deve volerlo e meritarlo, al pari degli altri.
Bisogna ascoltarlo, capire le sue inclinazioni, accompagnarlo nel suo percorso formativo, guidandolo, senza mai sostituirsi.
Bisogna lasciargli la libertà di scegliere, di sbagliare, di imparare dai suoi errori.
Essere genitore imprenditore significa assicurargli una formazione adeguata rispetto al ruolo che andrà a ricoprire, facendogli fare esperienze a partire dal basso, anche in altre aziende. Perché è giusto che ricopra prima ruoli non ai vertici, che conosca altre realtà, che acquisisca competenze e si costruisca una propria identità professionale.
Essere genitore imprenditore significa insegnare, non ordinare; decidere, senza imporre; guidare senza obbligare.
È un equilibrio precario, è un confine sottilissimo che bisogna imparare a non oltrepassare.
Perché da imprenditore nella tua azienda sono tutti uguali, anche se, una volta a casa, tua moglie, da mamma, potrebbe chiederti di chiudere un occhio, di aiutarlo perché “è tuo figlio”.
Nessun privilegio, ma doveri e diritti come tutti gli altri.
Quanto duole vederlo inciampare, sbagliare, ma è nell’errore che c’è la crescita.
E quanto è complicato prendere e mantenere le giuste distanze emotive.
Ma devi mettercela tutta.
E deve mettercela tutta anche lui.
Deve farsi conoscere in azienda per il suo valore, non per essere “il figlio di”.
Deve essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire.
Rompere il muro dei pregiudizi non è facile compito.
Hai la responsabilità di far capire a tutti che lui non è avvantaggiato, parte dal loro stesso livello, senza differenze di trattamento, negli errori e nei successi.
Vuoi trasmettergli la stessa passione, la stessa volontà e la stessa capacità che metti ogni giorno nel tuo lavoro.
Vuoi che mantenga vivi i valori e le tradizioni, ma che abbia il coraggio di osare, di innovare, di portare freschezza e nuove idee.
Vuoi che capisca che è necessario fare la differenza con il passato attraverso le novità generazionali, tecniche e professionali.
Perché pensare per generazioni vuol dire prendersi cura del futuro, con la responsabilità di non tralasciare il passato.
Infondo è quello che si aspetta un genitore imprenditore nel rispetto delle sue scelte, qualsiasi esse siano.
RESTA CONNESSO!
Non perderti il prossimo articolo della nostra rubrica, ti aspettiamo sul nostro sito domenica 28 Maggio con un nuovo ed interessante approfondimento.
Buongiorno caro Giusepppe, il compito più difficile per un adulto è: fare il genitore;
se a ciò aggiungi il compito di datore di lavoro, il difficile diventa arduo!
Ovviamente nn è impossibile! Ritengo da mamma che nessun figlio anche il più brillante, debba cominciare la sua carriera nell’azienda di famiglia.
L’esperienza costruita nella prima fase professionale per qualsiasi lavoratore, ritengo sia la più formativa in assoluto, e deve essere fatta fuori dall’area di protezione famigliare!
Da cuore di mamma ❤️
Bellissimo “passaggio”,sentito da genitore per Gioacchino. Un orgoglio per lui avere un padre e imprenditore come te. Belle frasi che riassumono l’amore di un genitore espresso anche “nel volere fare crescere il proprio figlio dal basso,educandolo anche nella scelta lavorativa”con freschezza,vento nuovo che guida una barca ⛵ già salpata ma verso orizzonti infiniti e nuovi ….i miei migliori complimenti per te padre così”vicino” nelle emozioni…che tutto muovono …
Gent. Ingegnere, ho con particolare attenzione letto il suo scritto. Il suo pensiero e le sue parole non fanno altro che confermare l’apprezzamento e la stima che ho per lei. Quello che scrive le fa onore: è un insegnamento di vita per i suoi collaboratori e soprattutto per suo figlio che sono certo apprezzerà e le sarà grato per tutta la vita. Spero di incontrarla presto. Un affettuoso saluto. Giuseppe Guarnieri