Festa del Lavoro…il mio pensiero “semplice “.
L’importanza storico-culturale della Festa del Lavoratori, dinanzi alle dinamiche contemporanee, si
impone come imperativo categorico delle nostre coscienze, traducendosi nella necessità di riflettere sulla
complessità del tema Lavoro, che mai come in questi giorni, impatta nelle nostre vite, con le sue
molteplici implicazioni. Dall’esperienza lavorativa quotidiana scaturisce la necessità di condividere il mio
punto di vista sul significato che, il giorno dedicato ai lavoratori, possa rappresentare per me, per
ciascuno di noi.

Ogni giorno, incontro tantissimi imprenditori e lavoratori, dall’operaio all’impiegato, dal professionista al
tecnico specializzato e nelle loro più svariate situazioni lavorative, colgo l’umore ed i timori riguardanti
questa difficile situazione pandemica.
Ormai all’interno delle aziende, il tema della positività al virus, spinge tutti a pensare non solo al
lavoratore come un semplice “prestatore di lavoro” di un’azienda, ma a quello che il lavoratore
rappresenta fuori dal mondo del lavoro, ovvero all’interno della famiglia, della società e dunque a tutte le
conseguenze che la patologia determina nelle stesse.

Sappiamo tutti che la pandemia sta rivoluzionando il mercato del lavoro ed è difficile immaginare cosa ci
si debba aspettare dal futuro. Non ci sono figure professionali più soggette all’imprevedibilità del
momento, perché tutti siamo circondati dall’ignoto e dalle mille paure.

L’Italia sta vivendo una situazione di crisi molto grave ed in merito a questo, ritengo che la forzatura del
blocco dei licenziamenti, sia un’azione dal punto di vista sociale di grande valore e di grande impatto
politico, determinante nella continuità della vita quotidiana. Purtroppo, però, parlando con il mondo
datoriale, ho riscontrato un’idea comune riguardo ai futuri licenziamenti che saranno costretti a fare, una
volta che tale blocco verrà meno, con ulteriori conseguenze.

Il Recovery Fund viene visto come un’ancora a cui tutte le categorie si stringono, in quanto genera
speranza. Le imprese ed i lavoratori sono fiduciosi per quello che potrà creare una simile azione.
Quest’anno più che mai mi domando come verrà affrontato il 1° maggio. Cosa potremo raccontarci in
questa giornata nella quale prima c’erano concerti e oggi, invece, non ci sono né spettacoli, né spettatori?
Quale sarà l’argomento che potrà suscitare maggiore interesse? Quale sarà la prospettiva?
Ci sarà ancora la voglia di andare avanti?
Ho difficoltà a trovare le parole giuste, perché credo che la cosa più importante, sia innanzitutto uscire
dall’idea radicata di un sistema assistenzialistico. L’isolamento al quale siamo stati abituati, ha
sicuramente impattato sui nostri equilibri. Se è pur vero che nessuno si salva da solo, è altrettanto vero
che da soli ci si apre alla riflessione sulle capacità individuali e su come esse stesse possano estrinsecarsi,
come arma vincente, proprio nei momenti di difficoltà.

È il momento che ognuno di noi si rimbocchi le maniche e che sfrutti la propria intelligenza e i propri
talenti per crescere e crearsi un futuro differente.
Siamo tutti diversi, c’è chi è più bravo nel lavoro manuale e chi invece a relazionarsi, chi nel vendere, chi
propende per la scrittura, chi sa produrre, chi ama lavorare e raccogliere dalla nostra terra.
È importante che ognuno faccia la propria parte nel rispetto di sé e di quello che può offrire all’intera
comunità.

Nella diversità si crea ricchezza, si creano alternative ed opportunità.
Il grande Einstein riflette sulla crisi, definendola come la più grande benedizione per le persone e le
nazioni. Ci suggerisce che “la creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È
nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza
essere superato. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo
lievi brezze”.

Le lotte operaie che hanno dato vita a questa giornata molto più che commemorativa, ci ricordano che
parlare di Lavoro non può prescindere dal tema della Sicurezza, un argomento da sempre fondamentale,
ma che ha assunto maggiore rilievo in questo momento. Le cronache dimostrano come ci sono ancora
numerosissimi infortuni e perdite, causate dalla scarsa attenzione all’ argomento da parte dell’intera
filiera e della politica. È evidente che qualche anno fa, anche se i processi di lavoro erano più pericolosi,c’era maggiore attenzione e ciò portava a minori infortuni.

Oggi, invece, nonostante ci sia maggiore formazione, manca la cultura della sicurezza e un’accurata attenzione a quello che facciamo, anche se,
certamente, non tutti stiamo andando nella stessa direzione.
Dunque, rimbocchiamoci le maniche, mettiamo in atto il nostro talento, qualsiasi esso sia, applichiamo
leggi e regole, cerchiamo di realizzare i migliori modelli, e forse i risultati saranno più importanti e di
maggior valore etico-morale. Il messaggio che deve essere trasmesso nella giornata che rappresenta tutti
i lavoratori deve essere un messaggio di speranza, risultato di quanto creiamo per noi stessi e per gli
altri.
Mi piacerebbe lasciarvi con l’immagine della “Locomotiva di Guccini “, con l’augurio che, nella notte del
concertone, sia spinta dal desiderio di andare avanti, di costruire un mondo del lavoro migliore, nelle
mille trasformazioni di una società moderna ed evoluta.

Ing. Giuseppe Cannarozzo